La crescentina, oggi abitualmente chiamata tigella, e’ sicuramente la regina fra le specialita’ dell’Appennino modenese; piatto rustico e caratteristico, rappresenta l’esempio di una tradizione radicata e rimasta invariata nel tempo.
Le tigelle vere e proprie erano piccoli dischi composti da argilla (scavata a notevole profondita’ nei castagneti) amalgamata con una speciale terra refrattaria e cotti nella cenere rovente.
Le crescentine, invece, venivano impastate con farina di grano, acqua, latte con aggiunta di un lievitante (tradizionalmente si usava il bicarbonato); l’impasto veniva poi lavorato a mano in modo tale da formare delle piccole schiacciatine tondeggianti del diametro di 10/15 cm.
Con le tigelle gia’ ben riscaldate nel focolare, ci si apprestava con tutta la famiglia al rito della cottura: maneggiando la tigella con un’apposita molla metallica si disponeva una crescentina, poi una o due foglie di castagno essiccate, quindi un’altra tigella, una crescentina, le foglie, un’altra tigella e avanti… fino a formare una torre.
L’attesa della cottura, tutti riuniti davanti al focolare, era l’occasione per riunire la famiglia e dimenticare per un po’ i problemi e la fatica della dura vita di quei tempi.
nonna tina
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